Parco Nazionale dei Monti Sibillini "...Sappiate che io non vado dalla Sibilla per nessun fine disonesto e malvagio, o per commettere nessun fallo o peccato: ma mi vi reco per aver mezzo da essa di ritrovare la mia prosopia..." "Sappi che io, finora non ho trascurato nulla, ed ho viaggiato per mondo, visitando l'Asia, l'Africa, la Barberia, l'Indie e vidi Costantinopoli visitando persino gli alberi del sole e della luna. Da tutte le mie ricerche è scaturito che io debba condurmi presso questa fata, essendo essa l'unica che possa pormi sulla traccia di quello che tanto ardentemente vado cercando." (Guerin detto il Meschino - Andrea da Barberino 1390)
Natura e cultura nel loro intersecarsi, nel loro abbondare nella loro integrità sono gli elementi costitutivi del Parco dei Monti Sibillini, che fin nel nome esprime le atmosfere magiche delle profezie della Sibilla Cumana da sempre abitatrice di questi Monti. Il parco si estende tra Umbria e Marche, e nel versante Umbro comprende integralmente i territori comunali di Norcia e Preci.Le qualità sia naturali che vegetali e la morfologia montana, con una varietà di paesaggi cangianti al susseguirsi delle stagioni, sono anche il risultato di una attenta presenza dell'uomo che ha trovato un giusto equilibrio tra
le risorse disponibili e le esigenze di vita.E così la natura ha regalato all'uomo abitante lo stupefacente paesaggio di Castelluccio, a 1500 mt. di altezza, che domina un altipiano di migliaia di ettari, ed è a sua volta dominato dal Monte Vettore con la sua mole di 2470 mt; una vertigine di prospettive piane e di masse verticali, il trionfo dei contrasti che i filosofi chiamano "sublime". L'uomo ha lasciato dal suo canto segni che alla loro origine erano espressione di fede verso il Creatore e manifestazioni di appartenenza ad una comunità e che ora sono opere d'arte universalmente riconosciute:l'Abbazia di S. Eutizio a pochi Km. da Preci roccaforte religiosa del VI secolo, espressione autentica di quel movimento Benedettino che proprio in Valnerina ha tratto origine; la chiesa di S. Salvatore di Campi che con i suoi due rosoni e due portali, dimostra come una società che cresce non deve necessariamente demolire il vecchio, per far posto al nuovo: il sec. XIV e sec. XV convivono in uno stesso edificio. |
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